domenica, agosto 23, 2009

La doccia

Arriva il giorno successivo. E la doccia come un rito purificatorio dopo il risveglio. L’acqua che scende sprigiona dalla pelle gli odori di ciò che è stato prima del sonno. Si alzano d’improvviso, con un’intensità penetrante, profumi che evocano atmosfere, luoghi, persone, corpi, gesti. Mentre il vapore dilata le narici e i rigagnoli d’acqua scorrono sulle anche, l’esperienza si fa ricordo e la memoria identità.

E’ l’ebbrezza di un momento. Anche l’ultimo torpore del giorno prima presto se ne va. Il presente torna al suo posto. Come se niente fosse stato, come sempre, un biscotto che affonda nel caffelatte saluta già il futuro che non tarda mai.

sabato, agosto 22, 2009

Il diario per Dio

Il fisico Leo Szilard un giorno rivelò all’amico Hans Bethe l’intenzione di tenere un diario: “Non intendo affatto pubblicarlo. Voglio solo tenere un registro dei fatti per poter informare Dio”. “Non credi che Dio lo sappia già, come sono andati i fatti?” gli chiese Bethe. “Certo che lo sa” disse Szilard. “Però non conosce ancora la mia versione”.

Hans Christian von Baeyer – Taming the Atom
Citato in Bill Bryson – Breve storia di (quasi) tutto

domenica, agosto 02, 2009

L’eremita, l’apparenza e il pregiudizio

Mulattiera di Sant'Alberico“Ho girato il mondo per quindici anni e poi ho voltato pagina e mi sono fermato qui”. Così inizia a parlare l’eremita, l’unico solingo abitante delle pendici del Fumaiolo, fatte luogo di fede dal passaggio di Sant’Alberico. Avvolto nella sua veste bianca, l’eremita parla molto: di fede, terremoto, mondo, ospiti dell’eremo, preghiera, rapporto con gli animali. Parla molto e a volte sbaglia: sbaglia l’altitudine, i sentieri e la distribuzione delle fonti d’acqua del luogo dove vive solo da quattro anni.

Con un po’ di disappunto, mi chiedo se un profeta della solitudine può usare il carattere estremo dell’eremitaggio come strumento per apparire. Mi rispondo di no e trascuro le sue parole, cercando nella nuova mappa quella visione del territorio che l’eremita non mi sembra dare.

Me l’avevano detto del resto. “E’ uno dei sentieri più belli del nostro Appennino, ma l’eremita no, l’eremita mi sta sulle palle”. Riascolto quelle parole e le sento pienamente mie. Anche troppo forse e mentre cammino già verso Cella, mi viene il dubbio di essere stato vittima di un pregiudizio e di aver ignorato l’eremita senza mai aver provato ad ascoltarlo davvero.