lunedì, luglio 06, 2009

La foglia del temporale

La pioggia violenta del 5 luglio 2009 mi chiuse all’improvviso l’orizzonte lungo il crinale del sentiero 303 sopra Fiumicello. Nubi veloci nel cielo oscurarono il sole e coprirono le vette. Tuoni con l’eco tutto attorno mi fecero piccolo piccolo. La cima, il passo, il crinale furono dimenticati. Sotto l’ombrello, rannicchiato, con l’udito intorpidito dal cappuccio, mi rannicchiai tra le frasche. Il campo visivo era strettissimo: di fronte a me vedevo solo pochi germogli di faggio che ondulavano e sulla vetta di uno di questi una foglia ingiallita.

Era una foglia giovane, ma invecchiata in fretta. Aveva perso la linfa e l’acqua la scuoteva senza pietà rendendo evidenti le ferite che già segnavano la sua superficie. La guardai con lo stupore che evoca il dettaglio che si staglia su un orizzonte sterminato: se non avesse iniziato a piovere, non l’avrei mai notata, se non mi fossi nascosto tra quelle frasche non l’avrei neppure percepita e invece ora lei esauriva il mio mondo. Tuoni e lampi proseguivano minacciosi e violenti e allora guardavo la foglia con ancor più attenzione: un po’ di sfortuna e quella fogliolina sarebbe stata il mio ultimo incontro. Le ancorai una fitta rete di pensieri: le mie prospettive escursionistiche che non contemplavano temporali così violenti; la promessa di eliminare in futuro progetti troppo temerari; il pensiero dell’auto sicura a fondovalle; il riferimento agli animali, chissà quanti nei paraggi, che sotto frasche simili alle mie avevano fermato il loro vagare a causa del temporale.

Spiovve dopo pochi lunghi minuti
. Un raggio di sole, il primo ad avventurarsi tra le nuvole, trapassò la mia fogliolina trasformando in oro il giallo opaco di pochi istanti prima. Una cortina di vapore si alzò dalla lettiera di humus del terreno e qualche goccia riverberò nel bosco come una lucciola nella notte. Ero asciutto, nessun fulmine mi aveva toccato e gli ultimi tuoni suonavano ormai lontani già proiettati verso il Monte Falco.

Uscii dalla mia nicchia e godetti il sole che aspirava da me l’umidità residua della tempesta. Il vecchio sentiero aveva quasi il gusto di una novità assoluta. Avevo rischiato di perderlo per sempre, ma ora potevo festeggiarne un dettaglio in più, forse noto solo a me: quella fogliolina che non riuscivo a capire quanto, poco o tanto, avesse arricchito la mia esperienza di quel luogo e del mondo tutto.

sabato, luglio 04, 2009

Un protagonista ancora sconosciuto

La guerra nelle montagne di Berceto era durata esattamente quattro anni, nove mesi e venti giorni. Alfio non ricordava chi gli avesse dato un'informazione così precisa. Alfio si doveva fidare: era nato a ostilità avviate, troppo tardi anche per vedere suo padre, tra i primi chiamati al fronte. Si abituò a fare come se non esistesse, come se non dovesse tornare mai più, destino frequente, anche se al fine suo padre tornò.

Quando accadde Alfio era a scuola. La maestra, sempre molto rigida, quel giorno si sciolse. Ruppe il protocollo della lezione, rivolse un sorriso al ragazzo e lo lasciò libero di andare senza ulteriori indugi. La notizia era nell’aria, ma Alfio la accolse lo stesso impreparato. Mentre correva a perdifiato lungo la strada sterrata che portava a casa sua, in testa i numeri delle tabellone contendevano ancora lo spazio all’emozione dell’incontro che gli si stava facendo innanzi. Come sarebbe stato l’uomo che gli aveva dato la vita? Ancora simile all’unica foto sbiadita e tagliuzzata che gli avevano sempre fatto vedere? Oppure sarebbe stato un mutilato come tanti altri reduci? Avrebbe sentito verso quell’uomo qualcosa di particolare, qualcosa di paragonabile all’attaccamento viscerale che aveva verso la madre, o avrebbe dovuto solo fingere verso un estraneo? Era smanioso di raggiungere il finale di una storia che aveva sempre immaginato, ma sentiva anche la paura di toccare una realtà che poi non avrebbe più potuto modificare.

Alfio spalancò la porta di casa, saltò due a due i gradini della scala, scartò con un salto nel corridoio e, ancora ansimante, si buttò addosso all’uomo in divisa che era in piedi in salotto. Ci fu un attimo di silenzio, poi sua madre sorrise, lo prese per mano e gli indicò un uomo all’angolo destro della stanza.

Questa volta timidamente, il ragazzo camminò verso il nuovo sconosciuto protagonista della sua vita
.