domenica, dicembre 02, 2007

Quando l’idea è più forte dell’indizio che la contraddice

I tre viandanti marciavano in direzione nord, costeggiando il torrente che scorreva più a valle sulla loro destra. Erano ormai nella parte finale dell’anello studiato più e più volte durante il mattino. Restava da affrontare solo l’ultima erta, che li avrebbe condotti al crinale e da lì, in pochi passi, al punto di partenza. Cartina alla mano, tra loro e la fine della salita, mancava solo un bivio: la strada a sinistra terminava su un rudere; la strada a destra, quella corretta, arrivava invece sulla sommità al complesso di casa con parrocchia attraversato dalla carrareccia.

Il rudere e il bivio sulla sinistra, però, non arrivarono mai. Forse in quella basse valle il contadino aveva rimosso la strada per arare un nuovo campo. L’errore di valutazione dei viandanti nacque da lì. Alzarono gli occhi alla cima della collina e si convinsero che il complesso sul crinale, termine ultimo della loro salita, fosse in realtà il rudere segnalato dalla cartina a mezza costa. Prima di raggiungerlo avrebbero dovuto quindi svoltare sulla destra. Iniziarono a cercare quella deviazione, tra boschi e pascoli, tra campi percorsi avanti e indietro. L’oscurità si avvicinava ma il loro vagare non trovava soluzione.

Seguirono allora la strada principale, quella meglio tenuta. Gli indizi a fianco della via avrebbero potuto segnalare al gruppo la loro corretta posizione, ma i tre erano convinti di essere altrove e quelle evidenze furono per loro inutili. I tre allora continuarono a marciare, certi che, tenendo la loro destra, avrebbero raggiunto prima o poi la meta. Tennero la destra una, due, tre volte, su bivi ignoti, disorientati da segnali che per loro non dovevano esistere.

Infine si imbatterono nel casolare raggiunto al mattino. Tutto d’improvviso fu chiaro. I ruderi ripresero il loro nome, i segnali ripresero la loro coerenza, la rotta seguita si materializzò sulla carta. I viandanti ritornarono sui loro passi e in breve ritornarono al punto di partenza.

Tuttora i tre sono incerti nel capire l’origine del loro errore. La stoltezza della valutazione dell’uno e la facilità con cui il suo errore si impose nella mente degli altri. Fu un piccolo delirio collettivo: una fede errata si radicò in loro così profondamente che il mondo da loro pensato prese il sopravvento sul mondo da loro attraversato. Ciò che vedevano non erano più ciò che esisteva ma ciò che per loro avrebbe dovuto essere. Nessun indizio contrastante bastò loro per testimoniare l’errore nella teoria di partenza.

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