domenica, ottobre 29, 2006

Il “torno subito” di Gianè

Torno subito.
Sono andato a buttarmi nel fiume.
01/01/2006

E’ il cartello mostrato alla fiera del sottobosco di Rocca San Casciano da Gianè, uno dei personaggi over 60 più coreografici del paesino romagnolo. Gianè lo espose la prima volta alla porta poco prima di fare il suo canonico tuffo nel fiume dal ponte paesano all’inizio del 2006.

Il suo tuffo è quasi un rito. Si ripete in tutte le ricorrenze più importanti, estive e invernali, e alcune costanti permangono sempre. Il punto di lancio è sempre la balaustra posta alla fine del borgo si sopra, nella parte vecchia del paese. Da lì all’acqua ci saranno circa cinque o sei metri, che Gianè affronta vestito e “rallentando” il volo con un ombrello.

Finora Gianè ha sempre mantenuto fede al cartello e, riemerso dalle acque, è tornato a casa. Tutt’al più ha tardato un poco per scambiare quattro chiacchiere in piazza.

martedì, ottobre 24, 2006

Predappio Alta e la storia inquieta nella cantina della Pré

Il vino non c’è più ma se ne sente ancora l’odore. Ne sono pregne come vecchie matrone le botti della cantina della Pré, a Predappio Alta. Sono in fila – tra vecchi attrezzi, ognuna con il suo nome – lungo gallerie che si inoltrano nel cuore della terra a caccia di fresco, umidità e luce fioca. E sui vecchi legni di cui sono fatte oggi appoggiano le opere dei pittori di Romagna. Quindici artisti all’anno mediamente espongono nelle cantine di Predappio Alta, animando un ciclo di inaugurazioni a base di pennelli, colori, piadine e Sangiovese. Perché in Romagna, si sa, va bene l’arte ma solo se la fame è già in disparte.

Però a Predappio neppure con l’arte e la fame già in disparte si può parlare di lui. Mussolini è nel cimitero pochi chilometri più sotto e nelle case squadrate in tipiche forme littorie, ma non deve essere da nessun'altra parte. Neanche in una tela all’interno di una mostra tra le penombre di un’antica cantina. E così il suo volto è stato censurato e il quadro che lo rappresenta relegato in un carrello. Troppa viva ancora quella cicatrice per ricordare la vecchia ferita. La storia è ancora lì, troppo inquieta per essere disegnata.

La cantina della Pré a Predappio Alta

La cantina della Pré a Predappio Alta

La cantina della Pré a Predappio Alta

martedì, ottobre 17, 2006

Pippo Beoni, l’uomo che correva più a lungo del muflone

Quel muflone era imprendibile. Lo sapevano bene i forestali di Campigna che da tempo ne fallivano la cattura. L’animale continuava a fuggire le loro imboscate: metteva sempre un fosso, una riva o un balzo tra sé e i suoi inseguitori. Lui, l’ungulato, vinceva sempre la battaglia contro di loro, gli uomini in divisa.

Una mattina i forestali ruppero il silenzio che di solito avvolge i fallimenti dell’uomo sulla natura. Ormai certi di essere davanti a un animale epico per le sue doti di fuga, confessarono a colazione la loro impotenza. Ad ascoltare il loro sfogo c’era anche un certo Pippo Beoni, un signore scomparso pochi anni fa. Lui, tranquillo, chiese se poteva avere qualcosa in cambio per la cattura del muflone e, negoziato un accordo favorevole, partì in direzione della foresta della Lama tra lo scetticismo della combriccola.

“A mezzogiorno avevo capito che era un po’ stanco”, spiegò al suo ritorno, tranquillo come alla partenza, dopo aver catturato l’animale al termine di una rincorsa di un’intera mattinata. Il muflone aveva fatto il suo solito: aveva saltato un fosso, aveva risalito una riva e s’era gettato ai piedi di un balzo. Ma Pippo Beoni aveva fatto lo stesso: aveva saltato il fosso, aveva risalito la riva e s’era gettato ai piedi di un balzo. Lui, l’ungulato, aveva perso la battaglia contro di lui, l’uomo che nn conosceva la fatica. La fuga del muflone finì all’incirca all’una del pomeriggio.

Funghi sul tronco di un vecchio albero ai bordi del fosso della Lama

Funghi che hanno colonizzato il tronco di un albero morto sulle rive del Fosso della Lama

Scarpone abbandonato alle Farniole

Scarpone abbandonato
Solo soletto, perduto da un tempo che non è dato a sapere sulle rovine di un podere afflitto da maledizione.

martedì, ottobre 10, 2006

Famiglia aperta sbarca in Romagna

I ragazzi di famiglia aperta durante la escursione a Lago di Ponte e al Colle del Tramazzo


Erano sedici. E lo sono ancora. La vera notizia è questa. L’entropia dell’universo, quella che al liceo scopri che non fa che aumentare ponendo fine all’età dell’innocenza, per una volta ha deciso di andare in vacanza. Il caos non è riuscito a imporsi e tutti i sedici ragazzi di Famiglia Aperta sono riusciti a tornare sani e salvi al loro pulmino e da lì a Bologna. Erano sedici (educatori compresi) all’arrivo a Tredozio sabato pomeriggio. Ed erano sedici domenica sera, dopo un pernotto a Ca’ di Ponte e una salita in mezzo alla nebbia su, su fino al Colle del Tramazzo.

Si narra che qualcuno si sia pure divertito. Certo sono solo voci di corridoio, nascoste da molte lamentele superficiali, ma il sol pensier basta in questo blog. E due giorni da Gianburrasca hanno un sapore dolce se nell’ultima pagina c’è un finale da libro cuore.

Firmato
Gae in evoluzione

In luglio fui Gae – Guida Ambientale Escursionistica
In settembre mi scoprii Gae – Guida Apparentemente Esperta
Ora sono Gae – Guida di Accresciuta Esperienza

giovedì, ottobre 05, 2006

Molise, la regione che beve

a candeloro e caraffica


Ho conosciuto pochi molisani. Del resto sono pochi in assoluto e molti di quei pochi sono emigrati. Ma con quei pochi che sono rimasti e che ho incontrato ho sempre bevuto
. Per ovvie ragioni fatico a ricordare ciò che mi hanno raccontato, ma tutti gli aneddoti parlano di sbornie in discoteca, di sbornie in vacanza, di sbornie per una festa in spiaggia, e di sbornie a un matrimonio. L’inizio di queste storie è sempre uguale. Loro non dicono: “C’era una volta”. Preferiscono partire da “’na birra”.

E all’importanza della birra è dedicato anche un passaggio di una guida sui generis del Molise. Un agile saggettino informale dove l’autore, Antonio Pascale, si chiede a lungo se la regione dovrà per sempre rimanere schiacciata tra due destini drammatici – il perdurare della chiusura e l’arrivo dei centri commerciali – o se invece esiste una terza via per portare il Medioevo dei paesini dentro la cultura contemporanea.

Nel tentativo di cercare la “terza via” molisana, Pascale scrive:

“Fatto sta che se la sera andate davanti a un bar (ma la “serata” comincia alle tre di pomeriggio), potete vedere i vecchi che si fanno la passatella, qualche volta con i giovani (è un gioco con le carte, dove chi vince, vince una birra...). Fumo e birra. Adesso, dopo il divieto di fumo, troverete locali con meno fumo e la stessa quantità di birra. In Molise si beve. In classifica, la regione è al primo posto per il consumo di alcolici”.


(Antonio Pascale, Non è per cattiveria – Confessioni di un viaggiatore pigro. Bari: Laterza)

domenica, ottobre 01, 2006

Un giorno e nove scatti, un cinghiale e niente palle

Immagini delle foreste attorno a Lago di Ponte, nel comune di Tredozio

Nove scatti per un giorno. Picasa, un piccolo software di google per l’archiviazione delle immagini, ha scelto di unire così alcuni delle fotografie scattate sabato 30 settembre tra lago di Ponte e il Colle del Tramazzo. Il collage, pur con qualche taglio a piedi, cappelli e funghetti, racconta di pause, punti panoramici, momenti di cammino “fintamente” difficili e soste attorno ai frutti del bosco.

Picasa però non può raccontare i consigli culinari di Ira, la ragazza spagnola del gruppo. Parlavamo delle specialità di cinghiale. “Buone” dice lei, che, oltre a salsiccia e insaccati, è abituata anche a mangiare braciole e bistecche. “Però”, aggiunge subito mimando l’atroce destino: “Il maschio no. Al maschio devi tagliargli le palle, se no fa schifo”.

In verità, in verità, Ira vi dice, se in tavola vi portano carne di cinghiale, accertatevi sempre che sia una femmina o che sia un maschio castrato. Se un cinghiale ha le palle, non è il caso di mangiarlo.
Parola di Ira. Buon appetito.